martedì 15 maggio 2012

ACHILLE E TETI

Achille, personaggio chiave dell'Iliade, preferisce ad una lunga vita prolifica e felice , la gloria eterna, ottenuta combattendo e morendo a Troia.
La sua fama immortale, profetizzata dalle Moire prima della sua nascita, avrebbe oscurato quella del padre, e cio' valse a distogliere le attenzioni amorose di Giove e Poseidone da Teti, bellissima ninfa marina e poi sua futura madre.
Destinata dunque, "obtorto collo", al mortale e semisconosciuto Peleo futuro padre del "pelide" Achille, Teti convola a giuste nozze al cospetto dei 12 dei dell'Olimpo,
escludendo dal  banchetto nuziale  la dea della discordia Eris,
 ospite scomodo ed imbarazzante in contesti sociali, che si vendica facendo rotolare sulla tavola imbandita un pomo d'oro con la scritta "alla più bella", generando la famosa disputa che porterà alla guerra di Troia.


Consapevole del vaticinio che grava sul figlio, Teti tenterà di sottrarlo al fato mortale, prima immergendolo nello Stige per 
garantirgli l'immortalità, lasciando pero' vulnerabile la presa con cui lo sosteneva, ovvero il tallone, poi nascondendolo tra la figlie del re di Sciro, travestendolo da donna, e poi facendogli forgiare armi da Efesto per proteggerlo nell'ormai inevitabile combattimento.
Cuore di mamma , per tutta la durata della breve vita del figlio cerca di opporsi al destino già deciso , sempre presente ed attiva, ovviamente non supportata dall' inutile Peleo nel suo sminuito ruolo di padre.
Morto Achille, la fama diffonderà le sua gesta e la sua effige.


Gli studi del Prof. Coarelli identificano nel celeberrimo Ares Ludovisi ospitato a palazzo Altemps a Roma, un Achille meditabondo  accanto al quale l'esimio archeologo collocherebbe
la madre Teti , ospitata a palazzo Massimo, secondo la ricostruzione proposta nella foto.
L'identica qualità di marmo pentelico, le dimensioni, la datazione li vedrebbero come elemento facente  parte di un gruppo scultoreo più articolato, poggiante sulla smembrata ara di Domizio 
Enobarbo, tormentone degli studenti di archeologia, con al centro la statua di Poseidone a cui era dedicato il tempio in cui era collocato.
Immortalati nel marmo, nel II secolo avanti Cristo da Skopas minore, artista greco operante a Roma nel momento in cui l'arte greca aveva conquistato i rudi romani, madre e figlio, almeno virtualmente, posso essere riuniti da questa ipotesi


















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