venerdì 31 maggio 2013

UN PANETTONE ROMANO

Nel 1924 Mussolini inauguro' al Lido di Roma il piu' grande stabilimento balneare d' Italia, una vera e propria colonia marina, con cabine per bagnanti, 400 camerini e 100 casotti da spiaggia, destinate al bel mondo romano,  gravitante intorno agli alti esponenti del Regime .



Nello stabilimento di lusso, si individuavano le costanti di grandiosita' proprie dell'ottica mussoliniana, che nei suoi tenaci richiami ai fasti dell'antichita' romana, trovava il parallelo con la sua Roma, terza dopo la prima dei Cesari e la seconda dei Papi.

L'enorme struttura,  che all'epoca veniva addirittura pubblicizzata come il piu' grande stabilimento balneare del mondo, gia' nella sua denominazione: " Roma" e nella tipologia architettonica rievocava 
la sua equivalenza con le terme imperiali, individuando nella grande aula rettangolare che si affacciava con 54 metri di lunghezza sul fronte strada e sul mare, la forma del frigidarium, mentre la grande rotonda di 24 metri di diametro "il Panettone, collegata alla terraferma con una passerella di 62 metri sospesa sull'acqua, focalizzava nella cupola l'eccellenza dell'architettura romana.


Il successo della costruzione,  gestita dalla SEFI 
(Soc Elettro Ferroviaria Italiana) che, contemporaneamente provvedeva alla realizzazione della ferrovia che collegava Ostia con Roma, fu data dalla felice commistione della modernita' ed arditezza  dei materiali usati, quali cemento armato, lasciato a facciavista, ferro e lastre di rame, ai richiami alla classicita' con capitelli, colonne, affreschi in stile pompeiano e statue, uniti a gotici archi rampanti esterni ed elementi bizantini nella cupola.


Lo stile eclettico, adottato da G.B. Milani, architetto di punta capitolino, rappresentava la sintesi della mentalita' dell'epoca, 
il cui tenace attaccamento all'antichita' classica sposava le nuove necessita' formali di Roma, da poco divenuta capitale d' Italia, adottando la modernita' e la funzionalita' che l'architettura internazionale imponeva.




Dunque ibridi architettonici a vocazione evidentemente signorile e nuovi edifici razionalisti,  caratterizzavano il nuovo Lido di Roma,  i cui progetti erano affidati ai piu' quotati professionisti della nuova architettura, quali Libera, Moretti, Fasolo, Mazzoni, Nervi, Magni, Vallini e Palmerini.




Per un ventennio, lo stabilimento "Roma" fu il centro della mondanita' estiva,
I grandi avvenimenti della capitale, dalla Coppa Mussolini per le gare in motoscafo, all' ammaraggio degli idrovolanti che rientravano dal  raid transoceanico comandato dal colonnello Francesco De Pinedo,  avevano come fulcro il ricevimento ed il ritrovo degli invitati, al "Panettone"



Signore in lungo, gentiluomini in scuro, camerieri in frac, animarono convegni, balli e feste sino al 1943, quando per impedire un appoggio ad un eventuale sbarco alleato , il "Roma" fu fatto saltare in aria, lasciando come memoria dei bei tempi solo cartoline sbiadite.

                                                                              










domenica 7 aprile 2013

UN POSTO MAGICO

Come si può definire un luogo dove si può acquistare , ma solo se il proprietario decide di vendere, dove si può effettuare un baratto, o noleggiare, dove sono esposte le più svariate collezioni di oggetti, ricordi e mirabilia, come in un museo, dove accanto a pezzi originali di grande valore, si trovano cianfrusaglie, private di importanza dall'uso quotidiano ?

Questa sorta di "foro" commerciale e culturale, si trova alle porte di Roma, a Dragona, dove  7 depositi custodiscono circa 450 collezioni ed e'noto come MUSEO AGOSTINELLI , recentemente riconosciuto come MUSEO DELLA CULTURA POPOLARE E DELL'ARTIGIANATO SCOMPARSO.

Esternamente, l'atipico museo, non rivela nulla dell'incredibile mondo , gelosamente custodito all'interno, che è una sorta di Sancta Sanctorum, di macchina del tempo, dove, come avveniva nel Cinquecento nelle Wunderkammern, le camere della meraviglia, sono esposti 
NATURALIA, MIRABILIA ET ARTIFICIALIA, e lo spettatore viene stupito, affascinato ed incuriosito.

Il proprietario e fondatore, Domenico Agostinelli, classe 1940, 
ha accumulato, barattato, comprato, venduto e collezionato ogni sorta di memorabilia, iniziando la sua attivita' come venditore ambulante di santini, poi di quadri profani a Porta Portese, e a partire dal dopoguerra, diventando fornitore di materiali per le belle arti a pittori noti o in via di affermazione, che secondo una ormai consolidata tradizione, scambiavano opere in cambio di tele e colori.

Cosi' accanto a materiale accumulato per anni, iniziano le collezioni di opere di artisti, e le sue raccolte iniziano ad arricchirsi con nomi conosciuti e stimati: De Chirico, Guttuso, Dalì, Schifano , Novella Parigini, Manzù con i quali stringe rapporti di amicizia.

La sua affascinante storia, inizia a 14 anni , quando acquista uno scomodo e costoso vocabolario, in un momento in cui il denaro bastava a malapena per il cibo, perche' attratto da un mondo che si stava aprendo quando studiava dai padri missionari.



Curioso ed attento, la sua grande passione lo guida ad una formazione che gli riconosce competenze di perito artistico e, 
alle prime raccolte di curiosità, oggetti della cultura popolare, dell'artigianato, si aggiungono cimeli, reperti ed opere di valore storico, artistico e antropologico.
I suoi tesori sono esposti con un criterio museale, divisi tematicamente, ma confusi in un caotico e fantastico allestimento, onirico e intricato, in cui solo lui riesce a trovare , senza esitazione, cio' che si cerca.





Nell'articolata successione di ambienti, sono esposti, appesi, allestiti ed interpretati, centinaia di oggetti che testimoniano il passaggio di epoche, gusti e mode. 
E dopo il primo momento di disorientamento, ci si appassiona a girare, immergersi, scoprire, toccare un mondo che ricorda molto il vecchio baule della nonna, dimenticato ma pieno di sorprese, trovato casualmente in soffitta, tra la polvere.

  



Con un pò di fortuna, perchè il signor Agostinelli è sempre indaffarato, e , soprattutto, se è in buona luna, con lui accanto, il viaggio diventa verniano e caleidoscopico, ed ogni oggetto prende vita, nei racconti e negli aneddoti  che ne narrano la scoperta, la storia e l'entrata nel museo, rivelandoci un passato che diventa sempre più familiare, e che lentamente riaffiora , raccontandoci inaspettatamente della nostra infanzia, o di un mondo che da piccoli ci sembrava immenso e lontano, e ci si ritrova involontariamente a sorridere trovando il vecchio , enorme telefono usato dai nostri genitori, o l'uovo di dinosauro accanto alle ciocche dei capelli di Anita e Giuseppe Garibaldi,  la culla di Totò e la macchina appartenuta alla famiglia di Al Capone....
Che bello!




venerdì 1 marzo 2013

La piccola Londra a Roma - foto di Lisa Sorba


Bywaterstreet London ? No, via Bernardo Celentano , Roma

A Londra, nei pressi di Sloane Square e King's Road, deliziose casette color pastello, con l'ingresso contraddistinto da una piccola scaletta, si affacciano su una strada chiusa, Bywaterstreet , conservando intatta la tipica atmosfera britannica che richiama i Beatles,  Twiggy,  Le Carré e gli artisti dei mitici Sixties.




Insospettabilmente, anche a Roma, Via Bernardo Celentano presenta le stesse caratteristiche: strada chiusa, casette con ingresso indipendente con tanto di scalette, colori tenui  ed una vaga atmosfera anglosassone che le ha valso l'appellativo
 " Piccola Londra".


















Questa nuova tipologia edilizia risale al 1911, a seguito del nuovo piano regolatore nato nel 1908, dall'intesa, verso un espressione più europea, del sindaco anglo-romano Ernesto Nathan e dell'ingegnere Edmondo Sanjust di Teulada.

I nuovi progetti, finalizzati, non solo all'espansione di Roma fuori dalle mura Aureliane, ma anche alle celebrazioni previste per la celebrazione dei 50 anni del giovane Stato Italiano, introducevano inedite  e moderne tipologie edilizie con fabbricati, villini e giardini.

L'esordiente sindaco, nato a Londra da madre londinese, anticlericale
 e  repubblicano introdusse una ventata di attualita' nella capitale post unitaria, attento alle esperienze europee, distaccato dalla potente classe dei proprietari terrieri e accorto nel contenimento della titanica speculazione edilizia douta alla nuova veste di Roma capitale.

Dunque, nel 1911 nacque , dalle necessita' imposte dall'aumento della popolazione e dalle nuove esigenze burocratiche 
 (uffici e ministeri nel centro urbano ), il primo quartiere di Roma, 
il Flaminio .
Vennero bonificati i campi spesso allagati dalle esondazioni del Tevere , spostate le difese oltre i forti di Roma e sistemato il lungotevere , mentre l'ICP ( Istituto Case Popolari) edificava moderni palazzi.

La vocazione artistico- culturale del quartiere si evinse, non solo dalla presenza della Galleria Nazionale d'Arte Moderna appena inaugurata, ma anche dall'onomastica stradale, intitolata ai grandi artisti italiani. 
Tale attitudine fu mantenuta con lo sviluppo di poli formativi- culturali legati allo sport, alla musica alle arti quali:
 il Foro Italico, l'Auditorium di Renzo Piano , il Maxxi di Zaha Hadid.

La piccola Londra, oasi incastonata tra bellissimi viali, ricorda il pittore Bernardo Celentano, uno degli innovatori dell'accademico ed ingessato mondo dell'arte , verso le progressiste forme del verismo, piu' attente alle nuove realta' sociali.

E la sua sopravvivenza, nonostante sia schiacciata alle spalle da imponenti palazzoni, ricorda quella ventata cosmopolita e moderna introdotta dal sindaco Nathan , attivo e partecipe nella vita culturale, sociale e politica, grazie ad efficaci rinnovamenti non solamente nel campo urbanistico e dell'edilizia, ma anche
 nella municipalizzazione dei pubblici servizi.
Un innovatore. Un anticipatore. Un Lord romano.