sabato 29 settembre 2012

PIGMALIONE, OVVERO, INNAMORARSI DI UNA STATUA......

Visi bellissimi, corpi perfetti e levigati, il mondo della statuaria propone atleti, eroi, divinità , che in quanto tali sono sprovvisti degli innumerevoli difetti che caratterizzano noi umani.
 Dunque, non bisogna stupirsi , se le fonti antiche raccontano storie di"agalmatofilia " , ovvero amore o attrazione per una statua, di cui Pigmalione ne è l'esempio più famoso.

Come spesso capita nei miti, ne sono tramandate diverse versioni,  e il protagonista , re di Cipro o talentuoso scultore che sia, consuma un'insana passione per una statua d'avorio da lui creata, dalle bellissime fattezze femminili (trattandosi dell' antica Grecia, è meglio specificare.....)

Secondo un'antica versione, Venere, sdegnata dal disinteresse di  Pigmalione verso l'amore , lo punì facendolo accendere di desiderio verso la sua statua, che colmava di effusioni ed attenzioni, agghindandola con gioielli, facendole appoggiare la testa su cuscini di piume, vestendola ( e spogliandola )
e a cui regalava piccole conchiglie, sassolini levigati, uccellini, fiori ed ambra

Durante le celebrazioni della festa di Venere, la dea appagata ed impietosita esaudisce la preghiera del tapino innamorato che implora una donna simile a quella d'avorio
 ( che potesse, tra l'altro, contraccambiare i languidi baci e le insidiose carezze ...)

Ed ecco che al tocco delle carezze dell'innamorato , l'avorio si ammorbidisce e acquista tepore diventando una fanciulla vera, 
che arrossendo riceve baci appassionati dall'uomo che l'ha creata 
e che lei vede per la prima volta, insieme al cielo.

Ovidio conclude dicendo che, dopo che per nove volte la luna 
ebbe congiunto le sue corna a completare il cerchio, la sposa generò Pafo, che diede il nome ad una città di Cipro, famosa per 
il tempio dedicato alla dea dell'amore.

George Bernard Shaw riadattò il mito nella commedia
 My fair lady, dove una povera fioraia ignorante, viene trasformata, per scommessa, in una dama di gran classe,
 da un professore di fonetica che tenta di plasmarne doti e personalità, educandola a un cambiamento che sarà solo apparente.
Contrariamente alle aspettative, la ragazza non sposerà il suo mentore.

Nel 1964 Audrey Hepburn interpreta Eliza Doolittle, la fioraia dal dialetto orribile che per esigenze hollywoodiane regala l'atteso happy ending ed ama , riamata il suo pigmalione








Nessun commento:

Posta un commento