Biografie e descrizioni lo presentano come un uomo burbero, avaro, scontroso, dispotico, ombroso, geloso, irascibile, lunatico
e caparbio. Una miscela esplosiva di cattive attitudini e di poca disponibilita' alla socializzazione, ma che viene obliterata da un
un'unica imprescindibile qualita' : la genialita'.
Il talento da solo non basta a creare opere immortali, il mondo è pieno di artisti eccellenti , sconosciuti al di fuori dei circuiti artistici.
Michelangelo no, è conosciuto e venerato nei 5 continenti, l'alito vitale trasmesso dal Creatore ad Adamo con lo sfiorarsi delle mani è un'icona universale, ed anche se vista e rivista, comunica sempre un'emozione.
Quel gesto, semplicissimo, è di una potenza assoluta, realmente vitale, valorizzato anzi, portato al sublime dallo sfondo neutro, vuoto e inconsistente.
Nessuna delle genesi precedenti è riuscita ad annientare lo spettatore , schiacciandolo, opprimendolo da una forza dinamica generata da un soffitto : mattoni e intonaco.
Per non parlare del vortice del Giudizio Universale, in cui il suo tormento, le sue angosce le sue debolezze sono quella della
sua epoca , confusa e indecisa, fragile e insicura, devastata
dal Sacco di Roma, che violento' la capitale nell'anima e nel corpo.
Nel momento della Divina sentenza il prezioso lapislazzulo simula il blu dell'Empireo, mentre il colore fangoso dell'inferno è dato da una stesura a secco del colore che ne conferisce la terrosita' .
E nuovamente il gesto della mano, che eleva le anime beate e schiaccia quelle dannate nel fango e nel fuoco eterno.
Divino Michelangelo.
Ha modernizzato la pittura dipingendola
come se fosse scultura, arte che sentiva appartenergli intimamente,
lui che dalla balia, moglie e figlia di scalpellini, aveva succhiato latte e polvere di marmo e che si firmo' MICHELANGELUS BONAROTUS SCULPTOR sul contratto che lo costringeva ad affrescare la volta sistina.
Pessimo carattere, è vero, ma ha lasciato il suo capolavoro assoluto, ha trasmesso attraverso forme e colori lo sgomento suo
e della sua epoca, attraverso la potenza schiacciante della mano Divina, lui che era scultore, e che solo una volta aveva usato il pennello dipingendo un piccolo quadro, il tondo Doni.
Non sapeva e non voleva affrescare.
Evviva il caratteraccio !
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