O con lo Stato o contro .
Nell' antica Roma non c'erano posizioni intermedie.
E quando la condotta politico - sociale andava contro l'allineamento ideologico si veniva cancellati dalla storia e dalla memoria collettiva.
Il processo di rimozione era totale, iniziando dalla distruzione dell'immagine, del nome e di qualsiasi cosa ne testimoniasse l'esistenza.
Dannati per l'Eternità e condannati ad un oblio senza possibilità di riscatto : una vera e propria morte civile e storica, un'eliminazione che epurava la perfetta macchina romana dagli hostes , i nemici dello Stato.
I posteri non ne avrebbero visto l'immagine, potente elemento sociale, tanto da essere regolato dal ius imaginum, norma che contemplava il diritto o meno di conservare ed esibire il ritratto dei defunti.
Essere privati del volto , del nome , dell'esistenza, era l'espressione pubblica dell'esclusione dal privilegio di essere romani, posizione ambita per gli enormi benefici che venivano accordati a chi godeva della grazia , della fortuna di essere sotto la protezione di Roma.
Chi era con Roma riceveva tutela giuridica, una pena di morte veloce e non umiliante, diritto alle distribuzioni gratuite di
frumento, spettacoli gratuiti e il grande onore di appartenere alla romanità.
Chi era contro di Roma, veniva semplicemente annientato, cancellato, nel senso reale del termine, perchè i ritratti, le immagini, venivano scalpellate, mutilate, sfregiate e, quando erano inamovibili , lasciate in loco a imperituro monito, testimoniato dalle loro lesioni.
Le damnatio più famose hanno colpito alcuni imperatori e i loro familiari, rei irrispettosi e avversi al senato, che li punì post mortem dell'arroganza verso la maiestas della più autorevole istituzione romana.
L'esempio più ecclatante è la figura di Nerone, trito protagonista di un immaginario fomentato dalla cinematografia, dalla letteratura e dalla storia stessa.
Certo, non un brav'uomo , ma perlomeno moderno nella sua posizione contro un'oligarchia stantia ed antiquata, che vedeva in quest'artista senza gran talento, debosciato e filo ellenico, una minaccia ai solidi valori romani.
E allora via, una bella dannazione non si nega a nessuno, e il cattivo ragazzo era oltremodo, fortemente sospettato di essere stato il mandante dell'incendio che nel 64, distrusse Roma e diede l'avvio alle persecuzioni contro i cristiani, ritenuti responsabili.
La moderna storiografia è più benevola nei suoi confronti e soffia vento di assoluzione verso l'imperatore vizioso e sanguinario, ma anche illuminato e colto, obbligato al suicidio per ragion di stato.
e che, mentre portava il coltello alla gola,
aiutato dal fedele schiavo ,
lamentò il vuoto che avrebbe lasciato nel parnaso artistico pronunciando la frase, riportata da Svetonio :
..oh , quale artista , muore con me !
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