Visi bellissimi, corpi perfetti e levigati, il mondo della statuaria propone atleti, eroi, divinità , che in quanto tali sono sprovvisti degli innumerevoli difetti che caratterizzano noi umani.
Dunque, non bisogna stupirsi , se le fonti antiche raccontano storie di"agalmatofilia " , ovvero amore o attrazione per una statua, di cui Pigmalione ne è l'esempio più famoso.
Come spesso capita nei miti, ne sono tramandate diverse versioni, e il protagonista , re di Cipro o talentuoso scultore che sia, consuma un'insana passione per una statua d'avorio da lui creata, dalle bellissime fattezze femminili (trattandosi dell' antica Grecia, è meglio specificare.....)
Secondo un'antica versione, Venere, sdegnata dal disinteresse di Pigmalione verso l'amore , lo punì facendolo accendere di desiderio verso la sua statua, che colmava di effusioni ed attenzioni, agghindandola con gioielli, facendole appoggiare la testa su cuscini di piume, vestendola ( e spogliandola )
e a cui regalava piccole conchiglie, sassolini levigati, uccellini, fiori ed ambra
Durante le celebrazioni della festa di Venere, la dea appagata ed impietosita esaudisce la preghiera del tapino innamorato che implora una donna simile a quella d'avorio
( che potesse, tra l'altro, contraccambiare i languidi baci e le insidiose carezze ...)
Ed ecco che al tocco delle carezze dell'innamorato , l'avorio si ammorbidisce e acquista tepore diventando una fanciulla vera,
che arrossendo riceve baci appassionati dall'uomo che l'ha creata
e che lei vede per la prima volta, insieme al cielo.
Ovidio conclude dicendo che, dopo che per nove volte la luna
ebbe congiunto le sue corna a completare il cerchio, la sposa generò Pafo, che diede il nome ad una città di Cipro, famosa per
il tempio dedicato alla dea dell'amore.
George Bernard Shaw riadattò il mito nella commedia
My fair lady, dove una povera fioraia ignorante, viene trasformata, per scommessa, in una dama di gran classe,
da un professore di fonetica che tenta di plasmarne doti e personalità, educandola a un cambiamento che sarà solo apparente.
Contrariamente alle aspettative, la ragazza non sposerà il suo mentore.
Nel 1964 Audrey Hepburn interpreta Eliza Doolittle, la fioraia dal dialetto orribile che per esigenze hollywoodiane regala l'atteso happy ending ed ama , riamata il suo pigmalione
sabato 29 settembre 2012
sabato 22 settembre 2012
TRASTEVERE E I SUOI FIGLI
Fiumi e città sono uniti da fortissimi legami, non solo per la necessità dell'acqua o per i fini utilitaristici e commerciali,
ma anche per le comunicazioni e gli scambi culturali che ne derivano.
Solitamente le due sponde del fiume hanno diverse caratteristiche e connotazioni, e quindi personalità ben distinte.
Per quanto riguarda Roma, la denominazione stessa :
Trans Tiberim - al di là del Tevere -
ne specifica chiaramente l'individualità.
Infatti Trastevere , esclusa per motivi storici e sociali dalla vita urbana della capitale, ha sviluppato un forte temperamento con proprie caratteristiche topografiche, vernacolari ed usanze,
come la tradizionale "FESTA DE NOANTRI" , dal 1535 in opposizione a "voartri " dall'altra ripa del fiume .
L'iniziale isolamento dovuto alla presenza etrusca, il successivo stanziamento di comunità straniere con i loro culti, tra cui la più
antica comunità ebraica, dopo la Palestina, hanno reso Trastevere
che solo nel XIII secolo diviene rione di Roma, il quartier più caratteristico della città : popolare ma fiero, pieno di ironia e arguzia, pittoresco ed orgoglioso.
Tutte queste caratteristiche si ritrovano nei sonetti e nelle poesie dei due grandi figli di Trastevere, caustici, intelligenti ed attenti osservatori della società romana : Giacchino Belli con la sua satira in romanesco, popolare e pungente della Roma papalina e
l'umorismo dissacrante di una Roma, ormai imborghesita dalla sua nuova veste di capitale del finalmente unificato Stato Italiano, di Trilussa (anagramma del suo cognome Salustri )
Sopravvive del quartiere, il tessuto medievale, disordinato e sinuoso, con vicoli e viuzze testimoni del passaggio dei pellegrini verso il Vaticano, l'importante vicino che richiese la costruzione nel 1500 di un rettifilo , via della Lungara, per facilitare il percorso ai fedeli.
Oggi per esigenze moderne e turistiche, Trastevere propone locali e ristoranti dal carattere popolare, ma ormai forzato e non più genuino, tuttavia il forte sentimento e la spiccata personalità si percepiscono ancora nelle chiese, bellissime e silenti testimoni dell'importante passato e dei suoi orgogliosi abitanti.
Come diceva Gabriella Ferri " ...semo romani e in più trasteverini, semo signori senza quattrini..venite tutti a Roma, v'aspettamo,
se dice che più semo e mejio stamo..."
ma anche per le comunicazioni e gli scambi culturali che ne derivano.
Solitamente le due sponde del fiume hanno diverse caratteristiche e connotazioni, e quindi personalità ben distinte.
Per quanto riguarda Roma, la denominazione stessa :
Trans Tiberim - al di là del Tevere -
ne specifica chiaramente l'individualità.
Infatti Trastevere , esclusa per motivi storici e sociali dalla vita urbana della capitale, ha sviluppato un forte temperamento con proprie caratteristiche topografiche, vernacolari ed usanze,
come la tradizionale "FESTA DE NOANTRI" , dal 1535 in opposizione a "voartri " dall'altra ripa del fiume .
L'iniziale isolamento dovuto alla presenza etrusca, il successivo stanziamento di comunità straniere con i loro culti, tra cui la più
antica comunità ebraica, dopo la Palestina, hanno reso Trastevere
che solo nel XIII secolo diviene rione di Roma, il quartier più caratteristico della città : popolare ma fiero, pieno di ironia e arguzia, pittoresco ed orgoglioso.
Tutte queste caratteristiche si ritrovano nei sonetti e nelle poesie dei due grandi figli di Trastevere, caustici, intelligenti ed attenti osservatori della società romana : Giacchino Belli con la sua satira in romanesco, popolare e pungente della Roma papalina e
l'umorismo dissacrante di una Roma, ormai imborghesita dalla sua nuova veste di capitale del finalmente unificato Stato Italiano, di Trilussa (anagramma del suo cognome Salustri )
Sopravvive del quartiere, il tessuto medievale, disordinato e sinuoso, con vicoli e viuzze testimoni del passaggio dei pellegrini verso il Vaticano, l'importante vicino che richiese la costruzione nel 1500 di un rettifilo , via della Lungara, per facilitare il percorso ai fedeli.
Oggi per esigenze moderne e turistiche, Trastevere propone locali e ristoranti dal carattere popolare, ma ormai forzato e non più genuino, tuttavia il forte sentimento e la spiccata personalità si percepiscono ancora nelle chiese, bellissime e silenti testimoni dell'importante passato e dei suoi orgogliosi abitanti.
Come diceva Gabriella Ferri " ...semo romani e in più trasteverini, semo signori senza quattrini..venite tutti a Roma, v'aspettamo,
se dice che più semo e mejio stamo..."
LA CRUDERTÀ DE NERONE - Sonetto di G. BELLI
Nerone era un Nerone, anzi un Cajjostro;
E ppe l'appunto se chiamò Nnerone
Pell'anima ppiù nnera der carbone,
Der zangue de le seppie, e dde l'inchiostro.
Quer lupo, quer canìbbolo, quer mostro
Era solito a ddì nnell'orazzione:
"Dio, fa' cche tutt'er monno abbi un testone,
Pe ppoi ghijjottinallo a ggenio nostro."
Levò a fforza er butirro a li Romani,
Scannò la madre e ddu' mojje reggine,
E ammazzò ttutti quanti li cristiani.
Poi bbrusciò Rroma da Piazza de Ssciarra
Sino a Ssanta-Santòro, e svenò arfine
Er maestro co ttutta la zzimarra.
26 agosto 1835
domenica 16 settembre 2012
GALATEA E POLIFEMO
Lei, Galatea, è una ninfa marina, bellissima, con la pelle bianca come la spuma marina che l'avvolge (dal greco gala: latte) ed ama, riamata, un giovane e bellissimo pastore siciliano, Aci.
Lui, Polifemo, è un gigantesco ciclope, rozzo e bestiale che
diviene sentimentale per la candida ninfa , e per lei non bada
piu' al gregge, che ammansisce con lo zufolo, e ingenuamente cerca di piacerle, rastrellandosi la chioma irsuta e radendosi le guance con la falce.
L' amore inizialmente lo addolcisce, tanto da sopire la sua ferocia e consentire approdo sicuro alle navi ( Ulisse -Nessuno fu l'unico
che gli sfuggi' ma tornò ad Itaca senza navi ne' compagni).
Ma quando la ninfa, oltre ai suoi doni si ostina a rifiutargli anche
l'amore, il gigante ammansito e sbarbato, rivolge il suo unico occhio non più intenerito , ma ferino,
all'acerbo pastore dalle tenere guance lanuginose, e persa la creanza insieme alla pazienza , lo uccide con un enorme masso.
Impietosito, Poseidone, stufo dell'empietà del figlio monocolo, trasforma Aci in fiume , che sfociando nel mare viene accolto
dall'amata, sotto forma di spuma.
Il territorio bagnato dal fiume , ne prende il nome ( Acireale, Acitrezza, Acicatena , Acicastello ) legando ad imperitura memoria i due amanti.
Ovidio, nel I sec a.C. racconta il mito ( lo schema è quello vincente : esso, essa e o'malamente) nel suo imponente poema, incentrato sulla possibilità di mutare forme e sui sentimenti che muovono l'universo, e principalmente l'amore e l'odio .
La formula vincente è sempre la stessa :
AMOR VINCIT OMNIA
lunedì 10 settembre 2012
LAVORI IN CORSO : STORIA E RESTAURI
Oggi lo chiamiamo " patrimonio artistico " e la definizione,
che comprende l'insieme dei beni che identificano la nostra storia e cultura, risale al 1964, quando a Venezia fu redatta la Carta sulla conservazione e restauro dei monumenti e dei siti.
Già anticamente si designava come MONUMENTO ( Monere :
ricordare) ciò che testimoniava, celebrava o esaltava persone o avvenimenti importanti ed in virtù del suo alto valore spirituale, morale ed artistico, era sottoposto ad una manutenzione conservativa per consentirne la fruizione alle generazioni successive.
Ma la storia e il suo inscindibile legame con lo scorrere del tempo,
e quindi con i cambiamenti che influiscono sulla società, sulla cultura, sulle necessità, sulla religione, sulla moda ed i gusti, ha modificato forma e funzione di molti monumenti od opere del passato.
Così statue classiche si sono trasformate in Santi, templi pagani in chiese, sarcofagi in fontane e anfiteatri e mausolei in fortezze.
I monumenti sono stati rispettati, o conservati perchè trasformati , ma anche violati, come nel caso del Colosseo , nella forma e nella funzione, sino a divenire cava di materiali per chiese e palazzi della Roma papalina.
La storia del restauro inizia nel II sec a.C in Grecia e si eleva a dignità artistica nel Seicento, quando intervengono con il ripristino delle parti mutile della statuaria delle grandi collezioni
papaline o nel ripristino di antiche chiese, i grandi maestri , quali Bernini, Algardi, Borromini.
E'una storia fatta di errori eclatanti, di poca attenzione storica o filologica a favore del gusto dell'epoca, e di confronto di scuole
di pensiero, che contrapponevano la poetica del rudere, ovvero
l'eutanasia con l' abbandono del monumento al tempo, senza accanimento conservativo e riconsegnato alla natura, secondo il pensiero romantico di Ruskin, contro la ricostruzione in toto, magari non veritiera, ma comunque restitutiva di Viollet Le Duc.
Oppure l'indifferenza verso determinati periodi, quali il Medioevo,
obliterato nei grandiosi scavi o nel ripristino esclusivo di monumenti legati al mito dell'aquila imperiale in cui il fascismo si rifletteva.
La moderna Carta del restauro legittima al monumento un dignitoso compromesso di epoche, materiali, storia e di tutti gli
aggettivi che ne hanno accompagnato l'evoluzione ,
quali : romantico, stilistico, critico, filologico, conservativo e scientifico.
Pagano lo scotto di tanto accanimento i due giganti del passato :
il Partenone, distrutto e spoliato, ricostruito , subisce un nuovo restauro per rimediare gli errori del precedente intervento, in un cantiere eterno,
mentre il Colosseo stringe il patto dell 'eterna giovinezza con un diavolo che indossa calzature di lusso.....
che comprende l'insieme dei beni che identificano la nostra storia e cultura, risale al 1964, quando a Venezia fu redatta la Carta sulla conservazione e restauro dei monumenti e dei siti.
Già anticamente si designava come MONUMENTO ( Monere :
ricordare) ciò che testimoniava, celebrava o esaltava persone o avvenimenti importanti ed in virtù del suo alto valore spirituale, morale ed artistico, era sottoposto ad una manutenzione conservativa per consentirne la fruizione alle generazioni successive.
Ma la storia e il suo inscindibile legame con lo scorrere del tempo,
e quindi con i cambiamenti che influiscono sulla società, sulla cultura, sulle necessità, sulla religione, sulla moda ed i gusti, ha modificato forma e funzione di molti monumenti od opere del passato.
Così statue classiche si sono trasformate in Santi, templi pagani in chiese, sarcofagi in fontane e anfiteatri e mausolei in fortezze.
I monumenti sono stati rispettati, o conservati perchè trasformati , ma anche violati, come nel caso del Colosseo , nella forma e nella funzione, sino a divenire cava di materiali per chiese e palazzi della Roma papalina.
La storia del restauro inizia nel II sec a.C in Grecia e si eleva a dignità artistica nel Seicento, quando intervengono con il ripristino delle parti mutile della statuaria delle grandi collezioni
papaline o nel ripristino di antiche chiese, i grandi maestri , quali Bernini, Algardi, Borromini.
E'una storia fatta di errori eclatanti, di poca attenzione storica o filologica a favore del gusto dell'epoca, e di confronto di scuole
di pensiero, che contrapponevano la poetica del rudere, ovvero
l'eutanasia con l' abbandono del monumento al tempo, senza accanimento conservativo e riconsegnato alla natura, secondo il pensiero romantico di Ruskin, contro la ricostruzione in toto, magari non veritiera, ma comunque restitutiva di Viollet Le Duc.
Oppure l'indifferenza verso determinati periodi, quali il Medioevo,
obliterato nei grandiosi scavi o nel ripristino esclusivo di monumenti legati al mito dell'aquila imperiale in cui il fascismo si rifletteva.
La moderna Carta del restauro legittima al monumento un dignitoso compromesso di epoche, materiali, storia e di tutti gli
aggettivi che ne hanno accompagnato l'evoluzione ,
quali : romantico, stilistico, critico, filologico, conservativo e scientifico.
Pagano lo scotto di tanto accanimento i due giganti del passato :
il Partenone, distrutto e spoliato, ricostruito , subisce un nuovo restauro per rimediare gli errori del precedente intervento, in un cantiere eterno,
mentre il Colosseo stringe il patto dell 'eterna giovinezza con un diavolo che indossa calzature di lusso.....
lunedì 3 settembre 2012
LA FABBRICA DEI SOGNI
" Il cinema è l'arma più forte !" tuonò Benito Mussolini, ammiratore ed emulo dell' imperatore Augusto, precursore della potenza mediatica dell'immagine al servizio del potere politico, e della sua vastissima cassa di risonanza sul popolo.
Così, nel 1934 iniziò il controllo ideologico, con il cinema di propaganda dell'Istituto Luce e con la volontà di promuovere l'industria cinematografica dell' Italia al servizio del regime.
Naturalmente fu Roma , culla dell'Impero e giovane capitale,
ad essere scelta per ospitare la più grande città del cinema in Europa: CINECITTA'.
La storia del cinema era iniziata da circa 40 anni con lo spettacolare esordio dei cortometraggi dei fratelli Lumiére,
seguita da documentari a manovella che riprendevano regnanti e papi, e si era affermata nel 1914 a Torino, dove venne girato il primo kolossal italiano, con la sceneggiatura di
Gabriele D'Annunzio : CABIRIA
Per superare la crisi del cinema, successiva alla Grande Guerra fu creato il Centro sperimentale di cinematografia, che da 75 anni si occupa dalla formazione delle professioni del cinema, e che, con Cinecittà, fu fortemente voluto dal Duce.
I film degli operatori di guerra, mandati a documentare le operazioni belliche con scopi educativi e propagandistici, accanto alle grandi imprese del Regine convissero con l'effimera stagione dei telefoni bianchi, che mostravano il fragilissimo benessere sociale del moderno razionalismo, e che si contrapponevano ai più diffusi e popolari telefoni neri del popolo delle borgate.
Con la fine del ventennio fascista , della Seconda Grande Guerra,
e della rappresentazione della cruda realtà durante il periodo del realismo, Cinecittà, negli anni Cinquanta, diventa l'Hollywood sul Tevere, con le grandi produzioni di kolossal americani e del genere cinematografico " peplum", con citazioni storico -biblico più o meno corrette, che si perdono poi completamente nel fortunato periodo di diffusione popolare, in cui scadde però nel
genere " sandalo e spada", i cui eroi erano unti e nerboruti attori americani nei panni dei vari Maciste, Ercole, Sansone ed Ulisse accompagnati da pettorute e truccatissime esordienti bellezze femminili.
I set di Cinecittà fecero rivivere i fasti dell'antica Roma con spettacolari backlots (facciate posticce ) per film quali Quo Vadis e Ben Hur (32000 costumi !).
Con l'arrivo degli attori americani, Roma vive " La Dolce vita",
dal film di Fellini, che, nel 1960, impone la nuova figura del paparazzo e della celebrità, connubio indivisibile del cinema italiano .
Cinecitta' si racconta attraverso i suoi 3000 films, ambientati tra 22 teatri di posa, 10 ettari di backlots, 400000 mq di superficie per gli studios ed una piscina di 7000 mq ed i diversi generi che caratterizzano il nostro cinema nazionale.
Propaganda, neorealismo, il cinema del boom economico con i grandi attori e le superbe bellezze della commedia all'italiana, il cinema sociale e politico, gli spaghetti-western, le commedie sexy,
i films trash, i polizieschi, le serie e gli sceneggiati, da 75 anni
fanno sognare, piangere, ridere, riflettere l' Italia che si può identificare nei films che hanno caratterizzato la storia tragi-comica del nostro Bel Paese.
Così, nel 1934 iniziò il controllo ideologico, con il cinema di propaganda dell'Istituto Luce e con la volontà di promuovere l'industria cinematografica dell' Italia al servizio del regime.
Naturalmente fu Roma , culla dell'Impero e giovane capitale,
ad essere scelta per ospitare la più grande città del cinema in Europa: CINECITTA'.
La storia del cinema era iniziata da circa 40 anni con lo spettacolare esordio dei cortometraggi dei fratelli Lumiére,
seguita da documentari a manovella che riprendevano regnanti e papi, e si era affermata nel 1914 a Torino, dove venne girato il primo kolossal italiano, con la sceneggiatura di
Gabriele D'Annunzio : CABIRIA
Per superare la crisi del cinema, successiva alla Grande Guerra fu creato il Centro sperimentale di cinematografia, che da 75 anni si occupa dalla formazione delle professioni del cinema, e che, con Cinecittà, fu fortemente voluto dal Duce.
I film degli operatori di guerra, mandati a documentare le operazioni belliche con scopi educativi e propagandistici, accanto alle grandi imprese del Regine convissero con l'effimera stagione dei telefoni bianchi, che mostravano il fragilissimo benessere sociale del moderno razionalismo, e che si contrapponevano ai più diffusi e popolari telefoni neri del popolo delle borgate.
Con la fine del ventennio fascista , della Seconda Grande Guerra,
e della rappresentazione della cruda realtà durante il periodo del realismo, Cinecittà, negli anni Cinquanta, diventa l'Hollywood sul Tevere, con le grandi produzioni di kolossal americani e del genere cinematografico " peplum", con citazioni storico -biblico più o meno corrette, che si perdono poi completamente nel fortunato periodo di diffusione popolare, in cui scadde però nel
genere " sandalo e spada", i cui eroi erano unti e nerboruti attori americani nei panni dei vari Maciste, Ercole, Sansone ed Ulisse accompagnati da pettorute e truccatissime esordienti bellezze femminili.
I set di Cinecittà fecero rivivere i fasti dell'antica Roma con spettacolari backlots (facciate posticce ) per film quali Quo Vadis e Ben Hur (32000 costumi !).
I set dell'antica Roma occupano tuttora 4 ettari e nel 2005 sono stati riutilizzati per la serie "Rome" in cui la BBC -HBO hanno presentato episodi storici, con riferimenti reali, resi graditi al grande pubblico televisivo dall'abuso di sesso e sangue, ma epurata nella versione presentata al pubblico italiano.
Con l'arrivo degli attori americani, Roma vive " La Dolce vita",
dal film di Fellini, che, nel 1960, impone la nuova figura del paparazzo e della celebrità, connubio indivisibile del cinema italiano .
Cinecitta' si racconta attraverso i suoi 3000 films, ambientati tra 22 teatri di posa, 10 ettari di backlots, 400000 mq di superficie per gli studios ed una piscina di 7000 mq ed i diversi generi che caratterizzano il nostro cinema nazionale.
Propaganda, neorealismo, il cinema del boom economico con i grandi attori e le superbe bellezze della commedia all'italiana, il cinema sociale e politico, gli spaghetti-western, le commedie sexy,
i films trash, i polizieschi, le serie e gli sceneggiati, da 75 anni
fanno sognare, piangere, ridere, riflettere l' Italia che si può identificare nei films che hanno caratterizzato la storia tragi-comica del nostro Bel Paese.
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